CONFCOMMERCIO LOMBARDIA: 2.334 ATTIVITÀ IN MENO, SALDO NEGATIVO DEL 13,4%

Con chiusure rischio impoverimento del tessuto urbano e sociale

 

Dal 2012 al 2023 le imprese lombarde di commercio al dettaglio, bar, ristoranti e di servizi di alloggio sono diminuite di 2.334 unità, pari ad un -13,4%. Questo il dato che emerge dal focus sulla Lombardia realizzato su un campione di alcuni capoluoghi e città lombarde – Bergamo, Brescia, Busto Arsizio, Cinisello Balsamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Monza, Pavia, Sesto San Giovanni, Sondrio e Varese – della nona edizione dell’”Osservatorio della demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici” realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne sui dati del 2023 e che complessivamente riguarda in tutta Italia 120 città medio-grandi (di cui 110 capoluoghi di provincia. Escluse Milano, Napoli, Roma).

A soffrire maggiormente sono, con un -15,9%, i centri storici, mentre al di fuori la riduzione è del 10,7%. Se si osservano le diverse categorie, le più colpite sono le attività del commercio al dettaglio, che registrano un -23,4% nei centri storici (1.274 unità) e un – 17,4% fuori dai centri storici (1.019 unità). Migliore, anche se non positiva, la demografia d’impresa dei servizi di alloggio e bar e ristoranti, che registrano un -2,2% in centro (65 unità) e un +0,7% nelle zone più periferiche (24 unità).

Negozi, bar, ristoranti, alberghi rendono senza dubbio le città vive, sicure e attraenti. La chiusura di un’attività rappresenta non solo una forte criticità per imprenditori e per i loro collaboratori, ma un impoverimento del tessuto urbano e sociale sia dei centri storici che delle periferie, che rischia di essere amplificato anche alla luce di un cambiamento di abitudini e demografico che richiederà sempre più servizi di prossimità – dichiara il Vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia Carlo MassolettiPer questo è necessario ogni sforzo per provare ad invertire la rotta, attraverso driver come la formazione e nuove modalità di vendita”. “Necessario inoltre – conclude Massolettipotenziare i Distretti del commercio, incubatori in grado di rigenerare e valorizzare le città, partendo proprio dalle attività commerciali e dal loro ruolo di perno tra i diversi attori dei territori”.