E’ stata pubblicata l’analisi della settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città e nei centri storici, effettuata dall’Ufficio Studi di Confcommercio. La sintesi fotografa la presenza di attività del terziario in 120 Comuni italiani di medio- grandi dimensioni, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 Comuni non capoluoghi. Il dato nazionale mostra come negli ultimi nove anni si sia verificato un calo significativo delle attività commerciali. Dal 2012 al 2021 ci sono 85.000 negozi in meno, mentre il settore degli ambulanti registra un saldo negativo di 10.000 attività.
Per quanto riguarda le 14 città lombarde (esclusa Milano) prese a campione, nonostante il Covid-19 abbia messo a dura prova le imprese del turismo e del commercio, si registra una complessiva tenuta della attività tra il 2019 e il 2021. A far riflettere è il dato tendenziale degli ultimi anni che vede una flessione importante del commercio di vicinato, sia nei centri storici (-15,8%) che nelle periferie (-8,8%), a fronte di una crescita dei servizi di ristorazione, (rispettivamente + 6,8% e +5,1%).
“La desertificazione commerciale delle nostre città rischia di incidere profondamente sulla qualità della vita dei residenti e dei turisti – afferma Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia – Per scongiurare questo scenario è necessario ripensare al modello delle nostre città, valorizzando il ruolo relazionale e di servizio alle comunità locali e al turismo, anche incentivando processi di trasformazione in ottica di smart city e di sostenibilità”.
I dati del comparto turistico dimostrano la resilienza del settore, che ha retto l’urto degli ultimi due anni, anche grazie a crediti di imposta, ristori e misure di accesso al credito.
“Gli strumenti messi in campo dalle Istituzioni hanno solo parzialmente aiutato – sottolinea Massoletti – ma rischiano di essere un ‘pannicello caldo’ che esaurisce a breve gli effetti. Non serve solo resistere, bisogna attuare azioni mirate per permettere alle imprese dell’economia urbana di trasformarsi secondo i nuovi bisogni e di poter crescere grazie a meno burocrazia e a un fisco meno opprimente, tema che si collega anche all’asimmetrica e non equa concorrenza dei big player dell’e-commerce. Se in breve tempo la rotta non sarà invertita e non verranno attivate politiche per il rilancio dell’intero comparto, il rischio è di registrare un’ulteriore significativa flessione”.