FASE DUE: RIPARTE IL 70-80% DELLE ATTIVITA’, L’ABBIGLIAMENTO TRAINA LE RIAPERTURE

Pesa comunque il crollo dei consumi: nel 2020 in Lombardia sarà di 16 miliardi di euro

In Lombardia le imprese ripartono, anche se non tutte alla stessa velocità, con l’abbigliamento a fare da traino. Lo dicono i dati raccolti tra gli associati alle Confcommercio della regione nei primi giorni delle riaperture disciplinate dal DPCM e dall’ordinanza regionale.

Pur con diversità, anche marcate, legate alle peculiarità dei territori e ai settori appartenenza, la percentuale complessiva di esercizi che ha deciso di riaprire si aggira intorno al 70-80%.

Numeri più alti nel settore dell’abbigliamento, qui le aperture superano il 90%, mentre è la ristorazione ad assumere un atteggiamento più cauto: in questo caso le aperture di bar e ristoranti oscillano tra il 50 e il 70%, ma con una tendenza all’aumento.

Se da un lato tra gli operatori è ampiamente diffusa la voglia di ricominciare, sulla ripartenza pesano ancora alcune incognite: prima fra tutte, la necessità di districarsi tra regole giudicate ancora poco chiare, come per esempio la regola di distanziamento di un metro che vige anche per conviventi e nuclei familiari. Oppure, ancora, la difficoltà di reperire dispositivi di sicurezza o i termoscanner: in Lombardia, ricordiamo, a differenza di altre regioni è prevista la misurazione della temperatura anche per i clienti degli esercizi di somministrazione ai tavoli.

Ottimismo più marcato e ripartenza più decisa per il settore dell’abbigliamento: tra gli articoli più richiesti dai clienti che hanno varcato la soglia dei negozi dopo due mesi di lockdown, intimo e abbigliamento casual.

Ai nastri di partenza per questi primi giorni di piena “Fase Due”, in Lombardia c’erano circa 140 mila imprese, 800 mila a livello nazionale. Imprese che comunque escono duramente provate dal blocco pressoché totale imposto dall’emergenza sanitaria: il calo dei consumi in Lombardia, come rileva l’Ufficio Studi di Confcommercio, arriverà nel 2020 a toccare i 16 miliardi di euro, con un crollo percentuale del 47% nel mese di aprile, dato trainato verso il basso da settori come l’accoglienza, la ristorazione e il commercio al dettaglio che hanno praticamente azzerato il proprio fatturato.

Per questo non dobbiamo dimenticare che riaprire non significa ripartire a pieno regime come se niente fosse successo,  o recuperare facilmente quanto è andato perduto. Le imprese devono essere sostenute con interventi a fondo perduto e maggiore certezza normativa.