16 Settembre 2025 18:42

INDAGINE SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE E MASCHILE NELLE IMPRESE IN LOMBARDIA CON PIÙ DI 50 DIPENDENTI

Confcommercio Lombardia ha partecipato alla presentazione del “Rapporto Biennale 2022-2023 – Occupazione femminile e maschile nelle imprese lombarde con più di 50 dipendenti”, ‘indagine realizzata dal gruppo di ricerca RES dell’Università degli Studi di Brescia su commissione della Consigliera di Pari Opportunità Regionale.

Il Rapporto – che le imprese con più di 50 dipendenti sono tenute a compilare ogni 2 anni secondo quanto previsto dal Codice delle pari opportunità tra uomo e donna – è stato compilato da 8.351 imprese lombarde per il biennio 2022-2023 e ha l’obiettivo di misurare i divari occupazionali e retributivi di genere e analizzare le cause strutturali e sistemiche di tali disuguaglianze con focus regionale e provinciale.

Obiettivo dell’analisi restituire un quadro dettagliato, aggiornato e comparabile delle dinamiche occupazionali e retributive che caratterizzano il contesto lombardo, un contesto con elevata densità imprenditoriale e dinamismo economico in cui permangono, tuttavia, disuguaglianze di genere in termini di occupazione, progressione di carriera e retribuzioni. 

I DATI E IL CONTESTO

L’analisi ha considerato i Rapporti periodici sulla situazione del personale maschile e femminile compilati da 8.351 imprese con più di 50 dipendenti, sede legale in Lombardia e appartenenti ai settori secondario (45% delle imprese, 30,6% degli occupati) o terziario (55% delle imprese, 69,4% degli occupati). L’anno di riferimento per tutte le analisi è il 2023.

ANALISI OCCUPAZIONALE

L’analisi occupazionale considera una forza lavoro pari a 2.216.482 individui di cui il 44,2% sono donne e il 55,8% uomini. L’analisi della distribuzione di occupati/e rispetto al livello di inquadramento evidenzia una persistente segregazione verticale, con le donne concentrate nei livelli intermedi e penalizzate nell’accesso a posizioni manageriali. La presenza di donne cresce all’aumentare della dimensione aziendale. Guardando ai settori si rileva che le donne costituiscono sempre la minoranza ad ogni livello di inquadramento, con percentuali più alte nel settore Terziario.

ANALISI DELLE DIVERSE TIPOLOGIE CONTRATTUALI

L’analisi considera cinque diverse tipologie contrattuali: tempo indeterminato, tempo determinato, apprendistato, altra natura e somministrazione. Prevalgono i contratti a tempo indeterminato (87,9%): di questi il 43,4% è sottoscritto da donne. La quota di donne con contratto a tempo indeterminato aumenta all’aumentare della dimensione aziendale, ad eccezione del livello impiegatizio ed è più elevata nel settore terziario.
I contratti a tempo determinato rappresentano il 9,6% dei rapporti di lavoro e prevalgono tra le donne (51,1%).

ANALISI DELLE FORME FLESSIBILI DI LAVORO

Le modalità contrattuali considerate sono il part- time, il lavoro intermittente e il lavoro agile. Il part-time coinvolge il 18,8% della forza lavoro, di cui il 76,9% è rappresentato da donne. In tutti i livelli di inquadramento le donne detengono più del 60% dei contratti part-time, con picchi del 90% tra quadri e dell’82,7% tra impiegati/e. Questa modalità contrattuale è prevalentemente femminile sia nel secondario che nel terziario, ma le percentuali sono più elevate in quest’ultimo (67%).

I FLUSSI DI PERSONALE IN ENTRATA E IN USCITA

L’analisi dei flussi si concentra su assunzioni e cessazioni, trasferimenti, trasformazione dei contratti. Le assunzioni coinvolgono per il 49,9% donne, le cessazioni per il 50,5%; una causa importante di cessazioni è rappresentata dalle dimissioni, che hanno interessato il 34,5% delle donne coinvolte.
Il passaggio da tempo determinato a indeterminato ha coinvolto 78.750 dipendenti, di cui il 51,2% sono donne, il passaggio da part-time a full-time riguarda 30.865 dipendenti, di cui il 63% sono donne. Questo dato vale sia per il settore secondario (66,6%) che nel terziario (62,7%), ma nel secondario le donne con posizioni manageriali beneficiano meno delle trasformazioni contrattuali rispetto al terziario.

LA CONCILIAZIONE TRA VITA E LAVORO

I fattori che incidono sulla conciliazione vita lavoro sono le ore lavorate, gli straordinari, gli strumenti e le misure per promuovere la conciliazione, i congedi e le dimissioni. Analizzando le ore lavorate e le ore di straordinario annue si evidenzia che le donne lavorano in media 140 ore/anno in meno rispetto agli uomini.
Tra gli strumenti e le misure per promuovere la conciliazione vita lavoro i più diffusi sono la flessibilità oraria e lo smart working. In generale, il settore terziario mostra una diffusione più ampia della maggior parte delle misure di welfare familiare, in particolare per contributi per asili nido/attività extrascolastiche, servizi di supporto alla genitorialità e banca ora.

Per quanto riguarda i congedi a qualunque titolo (es:aspettativa) le donne costituiscono il 53,6% del totale. Rispetto ai congedi obbligatori (maternità e paternità) le donne risultano essere le maggiori beneficiarie (58,6%) e anche i congedi parentali non obbligatori sono fortemente femminilizzati: il 64% di chi ne usufruisce è donna.

DISPARITÀ SALARIALE

L’analisi considera il monte retributivo lordo – che comprende tutti gli elementi retributivi e il gender pay gap, calcolato come la differenza tra la retribuzione percepita da uomini e donne.
Per tutti i livelli di inquadramento il monte retributivo corrisposto agli uomini supera sistematicamente quello corrisposto alle donne. Anche l’analisi del gender pay gap conferma l’esistenza di un importante divario di genere; varia in funzione della dimensione aziendale e della componente retributiva considerata ma tende a diminuire all’aumentare della dimensione aziendale. In generale, il settore secondario presenta gender pay gap più marcati rispetto al Terziario.

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