CONFCOMMERCIO LOMBARDIA, NUOVA ZONA GIALLA: RISPETTO A PRIMA – 300 MLN. AL DECRETO SERVE TAGLIANDO.

Per bar e ristoranti, con la sola somministrazione all’aperto, il conto resta salatissimo: -740 milioni in un mese. Ma tutto il commercio ne risente

Il vicepresidente vicario Carlo Massoletti: “Al decreto serve subito un tagliando”

La chiamano zona gialla, ma è molto diversa: per migliaia di bar e ristoranti che non hanno spazi all’aperto non cambierà nulla. E, numeri alla mano, in Lombardia si perderanno 300 milioni in più rispetto alla zona gialla “vecchia versione”. E’ il conto di Confcommercio Lombardia in vista di lunedì 26 aprile quando, in regione, i pubblici esercizi potranno riaprire per pranzo e per cena, ma solo con tavoli all’esterno.

“Ed è un conto salatissimo: con queste regole, in un mese il comparto della ristorazione perderà 740 milioni” afferma Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia “Considerato che uno su due dei 45mila pubblici esercizi lombardi è sprovvisto di spazi esterni, e che il coprifuoco resta fissato alle 22, il quadro è presto delineato. Il passaggio dalla vecchia alla nuova zona gialla ‘rafforzata’, insomma, non ha giocato certo a favore di migliaia di imprese”.

“Per questo, rispetto ai precedenti cambi di colore, lo stato d’animo degli imprenditori è molto diverso” osserva Massoletti. “D’altronde, immaginate di essere il titolare di un bar o di un ristorante che deve rimettere in moto l’attività, con fornitori, organizzazione, personale, magari solo per un terzo o un quarto dei coperti. In molti casi, purtroppo, non ne vale la pena”

“Insomma, è vero che si recupera qualcosa rispetto alla zona arancione (+142 milioni) ma il danno è ancora molto pesante” aggiunge Massoletti. “Come Confcommercio Lombardia da tempo chiedevamo una riapertura, ma che fosse reale e tangibile. E il primo di giugno per bar e ristoranti negli spazi al chiuso è una data francamente troppo lontana”.

“In più, ricordiamolo sempre: la riapertura o meno delle attività di ristorazione influisce direttamente su tutti gli altri comparti del commercio: se le nostre città sono spente, tutto il resto, inevitabilmente, ne risente. Alla luce di tutto questo – afferma Massoletti – chiediamo che il Governo possa presto rimettere mano al Decreto delle riaperture, con un ,tagliando’ per rivedere le norme e posticipare, ad esempio, l’inizio del coprifuoco”.

Il punto è sempre lo stesso: “Dopo un anno e tre mesi di pandemia, e in gran parte di chiusura forzata, le imprese hanno bisogno di lavorare. La campagna vaccinale avanza. Ci sono i protocolli di sicurezza? Usiamoli. I sostegni non bastano, l’unica alternativa è consentire agli imprenditori di riaprire. Con buon senso, certamente, ma per davvero” conclude Massoletti.

CONFCOMMERCIO LOMBARDIA: ZONA GIALLA IN REGIONE BRUCIA 440 MILIONI DI EURO

Bene le dichiarazioni di intenti su ristori immediati, ma non restino sulla carta

Le imprese aspettano ancora i risarcimenti per la zona rossa “sbagliata”

 

“440 milioni di euro: a tanto ammonta il conto lombardo per ogni mese di zona gialla. Le imprese soffrono ancora; per questo ci aspettiamo risarcimenti adeguati e soprattutto veloci”: a dirlo è Confcommercio Lombardia, che spiega: “Le imprese della ristorazione, 45.500 in Lombardia, strette nelle limitazioni di orario che impediscono di poter lavorare la sera, stanno perdendo il 30% del proprio fatturato. Un salasso che arriva, peraltro, dopo mesi di incertezze, chiusure e continui stop and go. E’ evidente che così sia difficile andare avanti”.

L’analisi di Confcommercio Lombardia arriva nelle stesse ore in cui il Governo è riunito per discutere dei nuovi decreti.

“Ben vengano le dichiarazioni di intenti su risarcimenti immediati e contestuali alle chiusure; l’importante è che l’idea non resti solo sulla carta perché le imprese stanno ancora aspettando una parte dei ristori promessi e il risarcimento dei danni per le serrate ingiustificate” rileva Confcommercio Lombardia. “Stiamo parlando delle conseguenze della zona rossa imposta per errore in regione a gennaio: 600 milioni di euro che le imprese si aspettano vengano risarciti, senza se e senza ma. Ricordiamo che siamo in attesa del decreto Ristori cinque e che all’appello mancano ancora risorse per le chiusure di Natale e per i danni subiti dalle imprese del comparto della montagna. Auspichiamo, quindi, che il nuovo Governo possa imprimere quella velocità che, fino ad oggi, a tutti gli effetti, è mancata”.

“In gioco – sottolinea Confcommercio Lombardia – è la tenuta del sistema commerciale delle nostre città, già in forte sofferenza se pensiamo che, solo nei centri storici di 120 medie città italiane, hanno chiuso 77 mila imprese negli ultimi otto anni. E come ha affermato il presidente Carlo Sangalli, uno dei modi per fermare la desertificazione commerciale è proprio garantire il sostegno alle imprese più colpite dai lockdown”.

“E’ necessario, inoltre – conclude Confcommercio Lombardia –  che la comunicazione su eventuali restrizioni avvenga con tempestività e un giusto preavviso. Altrimenti le imprese subiscono un doppio danno: per le chiusure e gli annunci tardivi. Le imprese non possono continuare a subire serrate annunciate un giorno per l’altro”.

 

CONFCOMMERCIO LOMBARDIA: “MANCATO RITORNO IN ZONA GIALLA? SAREBBE UNA BEFFA”

Un ulteriore danno per 45 mila pubblici esercizi lombardi

Una questione (alla luce di numeri aggiornati) solo di rigidità burocratica e non di sostanza l’attesa delle canoniche due settimane per cambiare fascia. Si auspicano flessibilità

e ragionevolezza oltretutto dopo una zona rossa del tutto ingiustificata

“La possibilità che la Lombardia resti in zona arancione ancora una settimana ci sembra francamente una beffa”. Confcommercio Lombardia commenta così le anticipazioni sulla possibilità di un mancato ritorno in zona gialla a seguito del prossimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità.

“Come abbiamo già sottolineato, il ritorno in zona gialla dovrebbe avvenire il prima possibile, se i numeri lo consentono, per garantire almeno un briciolo di certezza e di possibilità di programmazione alle attività commerciali” spiega Confcommercio Lombardia. “Passaggio che, in questo caso, potrebbe non verificarsi per una questione puramente formale: non sarebbero cioè trascorse le canoniche due settimane dall’ultimo cambio di colore”.

“Ricordiamo, però, che la Lombardia – oltretutto non classificata dall’Europa come area a rischio – ha subito una chiusura del tutto ingiustificata dal 17 al 23 gennaio” puntualizza Confcommercio Lombardia. “Scoperto l’errore, in quell’occasione si è potuto procedere ad un cambiamento di colore già dopo sette giorni.  Alla luce dei danni subiti dalle attività economiche lombarde auspichiamo, perciò, l’adozione degli stessi criteri di flessibilità e ragionevolezza, in modo da non perseverare in un errore dalle conseguenze gravissime per le imprese”.

“Bisogna chiarire – aggiunge Confcommercio Lombardia – che si tratta di una questione che ha un peso enorme per gli oltre 45 mila pubblici esercizi in tutta la regione: bar e ristoranti che, con la zona gialla, potrebbero tornare a compiere l’attività di somministrazione, almeno durante il giorno”.

“Nessuno vuole mettere in secondo piano le esigenze sanitarie – conclude Confcommercio Lombardia – in questo caso, però, alla luce di numeri aggiornati, non tornare in zona gialla solo per una questione di rigidità della burocrazia ci apparirebbe, francamente, poco opportuno ed uno schiaffo per quelle tante attività già allo stremo. Attività per le quali ogni giorno di chiusura fa, davvero, la differenza”.

CONFCOMMERCIO LOMBARDIA: SE I NUMERI LO CONSENTONO SI TORNI PRESTO IN ZONA GIALLA

Le polemiche Regione–Governo? “L’urgenza sono i risarcimenti,

il rimpallo delle colpe non ci interessa”

Alla luce dei numeri bisogna far ripartire bar e ristoranti

 

“Se i numeri lo consentono – e dalle ultime indicazioni Rt sembrerebbe di sì – occorre tornare al più presto in zona gialla per far ripartire anche ristoranti e bar”. A chiederlo è Confcommercio Lombardia che aggiunge: “L’altro fronte prioritario resta il risarcimento rapido delle imprese per i danni subiti dall’errata valutazione della zona rossa”.

“A questo punto il ritorno in zona gialla sarebbe una scelta logica – sostiene Confcommercio Lombardia – Ciò consentirebbe, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, ad oltre 45 mila imprese della ristorazione di riprendere la propria attività, seppure ancora con la difficoltà dell’orario ridotto. Si tratta di un passaggio fondamentale perché impedire le attività di somministrazione a bar e ristoranti rappresenta un costo che le imprese non possono più sostenere. Ed è chiaro ed evidente che non si può sopravvivere di solo asporto e delivery”.

“Soprattutto – evidenzia Confcommercio Lombardia – la riapertura dei pubblici esercizi favorisce il consumo e fa da volano a tutto il commercio”.

Ma c’è un punto che dobbiamo chiarire una volta per tutte: le imprese non si accendono e si spengono con un interruttore. Ogni chiusura trascina i suoi effetti negativi per molto tempo. Dopo un anno di pandemia, l’effetto negativo di ogni serrata si amplifica perché impatta su un sistema già in ginocchio. In questo contesto – sottolinea Confcommercio Lombardia – appare drammatica la situazione del comparto ricettivo. Con gli alberghi, fortemente penalizzati per il crollo dei fatturati che non hanno mai ricevuto ristori sufficienti”.

Sulle polemiche tra Regione e Governo Confcommercio Lombardia ribadisce: “E’ chiaro che chi ha sbagliato dovrà assumersi la responsabilità, ma il rimpallo delle colpe non ci interessa. L’urgenza sono risarcimenti congrui per le imprese che hanno subito una chiusura immotivata”.