CONFCOMMERCIO LOMBARDIA: RIAPERTURE PASSO AVANTI MA ANCORA CRITICITA’

Un cammino verso la riapertura che consentirà, anche in Lombardia, un graduale recupero per alcuni comparti anche se restano forti criticità per settori come l’intrattenimento e le discoteche. È il giudizio di Confcommercio Lombardia dopo le decisioni del Governo sul calendario delle riaperture.

“Bene l’allentamento del coprifuoco e, soprattutto, la possibilità della consumazione al chiuso in bar e ristoranti” osserva Confcommercio Lombardia. “Resta, però, il fatto che dal primo giugno, data in cui si consentirà di utilizzare gli spazi interni dei pubblici esercizi, ci separano ancora due settimane, mentre gli operatori hanno bisogno di risollevarsi il prima possibile dopo 15 mesi di fortissima sofferenza”.

“L’allentamento delle restrizioni previsto dal Governo è certamente un passo importante perché, finalmente, assicura un orizzonte certo, con date chiare per poter ripartire, anche se occorre dare risposte urgente a tutti i comparti ancora esclusi dalla possibilità di riaprire” aggiunge Confcommercio Lombardia. “Senza dimenticare la necessità di opportuni sostegni: quelli che le imprese ancora stanno aspettando per i mesi passati e quelli che saranno necessari per assicurare la ripresa e salvaguardare l’occupazione nel prossimo futuro”.

Sul fronte della ristorazione, in Lombardia, con il solo spostamento del coprifuoco alle 23, il recupero è quantificabile in 40 milioni di euro. Con la somministrazione al chiuso, consentita dal 1° giugno, si salirà a 216 milioni di euro in un mese; quando il coprifuoco slitterà alle 24 il recupero complessivo sarà di 365 milioni di euro.

Una risalita graduale e per step successivi che andrà di pari passo con l’allentarsi delle restrizioni per gli oltre 45 mila pubblici esercizi della Lombardia. “Un passo avanti verso quella normalità operativa in grado di dare respiro a migliaia di imprenditori – rileva Confcommercio Lombardia – ma l’attenzione deve restare alta, in particolare per tante situazioni contingenti di drammatica difficoltà che sono il lascito terribile della pandemia”.

“Le riaperture graduali daranno una parziale risposta a tutto il comparto del terziario che in questi mesi ha pagato, innegabilmente, il prezzo più alto, in termini economici, alla crisi pandemica” conclude Confcommercio Lombardia. “L’auspicio è che la ripresa del turismo internazionale, a cominciare da quello europeo, possa garantire slancio alla ripartenza e che lo scatto definitivo della campagna vaccinale possa far sì che non si torni più indietro e che queste riaperture siano, davvero, definitive”.

RIAPERTURE, LA “ROAD MAP” DECISA DAL GOVERNO. SUBITO COPRIFUOCO ALLE 23, CENTRI COMMERCIALI APERTI NEI WEEK END DAL 22 MAGGIO.

Approvato dal Consiglio dei ministri il decreto che dispone le prossime riaperture delle attività economiche.

Il coprifuoco verrà spostato alle 23 dal 19 maggio, per poi farlo slittare alle 24 dal 7 giugno e abolirlo del tutto dal 21 giugno.

Per quanto riguarda le altre misure, la road map è la seguente:

  • centri commerciali torneranno ad aprire dal fine settimana del 22 maggio;
  • le palestre dal 24 maggio;
  • ristoranti potranno riprendere il servizio anche al chiuso dal primo giugno, a pranzo e cena;
  • parchi tematici riapriranno il 15 giugno;
  • matrimoni e feste dal 15 giugno, ma solo con il “green pass”;
  • congressi si potranno di nuovo organizzare dal primo luglio;
  • sale giochi e bingo dal primo luglio;
  • discoteche ancora chiuse.

MOBILITA’ E SPOSTAMENTI, FARE PRESTO PER SALVARE TURISMO ESTIVO. RIAPERTURE DAL 26, SOLO UN PUBBLICO ESERCIZIO SU DUE HA SPAZI ALL’APERTO

Il vicepresidente vicario Carlo Massoletti: “Misura fondamentale per il turismo estivo

in regione. Riaperture del 26? Solo un primo passo, un pubblico esercizio su due non ha spazi all’aperto”

“Il ‘green pass’ o qualunque altra soluzione per permettere la ripresa dei viaggi è fondamentale anche per il turismo lombardo: se non si fa in fretta rischiamo di compromettere l’estate. In gioco ci sono oltre 4 miliardi di euro, essenziali per la tenuta di migliaia di imprese” E’ l’appello di Confcommercio Lombardia affinché si definiscano velocemente le modalità per far ripartire il turismo, anche attraverso il cosiddetto green pass allo studio del Governo e, su scala internazionale, dell’Unione Europea. Una sollecitazione che si accompagna alla richiesta di accelerare con le riaperture in sicurezza.

“Allo stato attuale – rileva Confcommercio Lombardia – senza aperitivo e cena, le città si svuotano alle 18. Riaprire nel rispetto dei protocolli bar e ristoranti, oltre che di estrema importanza per la vita sociale delle nostre città, significa garantire ricadute a cascata per tutte le altre categorie del commercio.” E sul tema degli spazi all’aperto resta l’allarme: “Anche in Lombardia un pubblico esercizio su due è senza dehor: quelle del 26 aprile, nelle modalità annunciate, rischiano quindi di essere riaperture quasi solo di facciata che porteranno, tra l’altro, a profonde discriminazioni all’interno delle stesse categorie”.

Il tema del green pass per consentire gli spostamenti anche in vista dell’estate è sostanziale per il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia Carlo Massoletti:Prima dell’emergenza Covid, il turismo estivo in regione contava oltre 16 milioni di presenze, di cui il 65% straniere, tra giugno e settembre; è chiaro che in una situazione non ancora del tutto ristabilita non torneremo a numeri paragonabili, ma occorre fare tutto il possibile per consentire l’arrivo in sicurezza del maggior numero di turisti. Che sia il green pass o un’autocertificazione per gli spostamenti nazionali tra regioni rosse e arancioni, basta che si faccia in fretta”.

Un comparto, quello del turismo lombardo, piegato da un anno e due mesi di emergenza sanitaria. “Si tratta di un settore tra i più colpiti: basti pensare alla montagna, che ha visto sfumare quasi completamente due intere stagioni, con un profondo rosso da quasi un miliardo di euro; le città d’arte, di fatto totalmente svuotate di turisti, o il blocco completo di grandi eventi internazionali che hanno ricadute sull’intero sistema economico lombardo, dal Salone del Mobile alle settimane della moda” osserva Massoletti.Un disastro – prosegue – raccontato dai numeri: la maggior parte delle strutture ricettive chiuse da mesi, fatturati crollati del 90% e tassi di occupazione delle camere intorno al 5% in quelle poche strutture rimaste aperte, nonostante tutto. Per non parlare della crisi dei grandi hub aeroportuali e dell’indotto”.

Per questo, in cima alle priorità, devono esserci il via libera agli spostamenti e un piano di sostegno all’intero comparto turistico: “Ci sono Paesi che hanno già dato il via ad una campagna senza esclusione di colpi per assicurarsi una fetta di nostri potenziali turisti. Non c’è un minuto da perdere” conclude Massoletti.

CONFCOMMERCIO LOMBARDIA: “BASTA CON LA POLITICA DELLE CHIUSURE. SERVE ROAD MAP PER RIAPRIRE”

Blocco delle attività ormai insostenibile economicamente: in Lombardia persi non meno di 4,5 miliardi da inizio anno

Sostegni insufficienti e in ritardo, le imprese devono avere certezze- Non si può più navigare a vista

Le chiusure sono ormai insostenibili dal punto di vista economico: serve una road map per la riapertura di negozi, bar, ristoranti, mercati. E serve subito”. Così il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia, Carlo Massoletti.

Le imprese del terziario lombardo non possono più sopportare chiusure indiscriminate e che, in alcuni casi, hanno dato vita a profonde distorsioni tra le stesse attività economiche a fronte di sostegni che, a tutti gli effetti, non sono stati né sufficienti né tempestivi. Dopo un anno e due mesi non è ammissibile che l’unica strada per contenere l’emergenza sanitaria sia, ancora, solo ed esclusivamente la chiusura delle imprese di commercio, servizi e turismo” afferma Massoletti che aggiunge “Questo, peraltro, a fronte anche di una comprensibile esasperazione dei cittadini che hanno voglia di superare blocchi e restrizioni, indipendentemente dalla chiusura delle attività economiche”.

Le imprese lombarde, solo dal primo gennaio, hanno dovuto sopportare 65 giorni di fortissime restrizioni: in dettaglio 35 giorni di zona rossa e 30 in arancione. Di fatto, un blocco pesantissimo per due giorni su tre. Senza dimenticare che anche la zona gialla incide pesantemente sui fatturati: pensiamo ad esempio alla ristorazione chiusa la sera, o a tutte quelle che attività, come ad esempio le palestre, di fatto mai riaperte. Il conto? Anche per difetto, parliamo di non meno di 4 miliardi e mezzo bruciati dal terziario lombardo solo in questa parte del 2021” spiega Massoletti.

A ciò bisogna aggiungere il crollo verticale di tutto il comparto dell’accoglienza, con la maggior parte degli alberghi chiusi e fatturati crollati del 90% e la seconda Pasqua trascorsa in lockdown. Il sistema, così, non regge”.

Per questo, secondo Confcommercio Lombardia, occorre un piano preciso per le riaperture: “Serve uno scatto, un approccio diverso: dobbiamo andare oltre la logica delle chiusure e non si può più navigare a vista” rileva Massoletti.In altri Paesi è stato offerto un orizzonte preciso. Oggi ci sono i vaccini, abbiamo i protocolli di sicurezza: dobbiamo calendarizzare le riaperture. A tutti gli effetti molte attività possono lavorare nel rispetto assoluto delle normative e nella sicurezza di tutti. La crisi economica legata alla pandemia è profondamente antidemocratica: per molti le cose non sono cambiate, o le conseguenze sono state limitate; ma per migliaia di piccoli imprenditori e per le loro famiglie è un disastro. Per questo occorre ripartire in sicurezza e bisogna sapere quando e come. Prima che sia troppo tardi” conclude il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia.

FASE DUE: RIPARTE IL 70-80% DELLE ATTIVITA’, L’ABBIGLIAMENTO TRAINA LE RIAPERTURE

Pesa comunque il crollo dei consumi: nel 2020 in Lombardia sarà di 16 miliardi di euro

In Lombardia le imprese ripartono, anche se non tutte alla stessa velocità, con l’abbigliamento a fare da traino. Lo dicono i dati raccolti tra gli associati alle Confcommercio della regione nei primi giorni delle riaperture disciplinate dal DPCM e dall’ordinanza regionale.

Pur con diversità, anche marcate, legate alle peculiarità dei territori e ai settori appartenenza, la percentuale complessiva di esercizi che ha deciso di riaprire si aggira intorno al 70-80%.

Numeri più alti nel settore dell’abbigliamento, qui le aperture superano il 90%, mentre è la ristorazione ad assumere un atteggiamento più cauto: in questo caso le aperture di bar e ristoranti oscillano tra il 50 e il 70%, ma con una tendenza all’aumento.

Se da un lato tra gli operatori è ampiamente diffusa la voglia di ricominciare, sulla ripartenza pesano ancora alcune incognite: prima fra tutte, la necessità di districarsi tra regole giudicate ancora poco chiare, come per esempio la regola di distanziamento di un metro che vige anche per conviventi e nuclei familiari. Oppure, ancora, la difficoltà di reperire dispositivi di sicurezza o i termoscanner: in Lombardia, ricordiamo, a differenza di altre regioni è prevista la misurazione della temperatura anche per i clienti degli esercizi di somministrazione ai tavoli.

Ottimismo più marcato e ripartenza più decisa per il settore dell’abbigliamento: tra gli articoli più richiesti dai clienti che hanno varcato la soglia dei negozi dopo due mesi di lockdown, intimo e abbigliamento casual.

Ai nastri di partenza per questi primi giorni di piena “Fase Due”, in Lombardia c’erano circa 140 mila imprese, 800 mila a livello nazionale. Imprese che comunque escono duramente provate dal blocco pressoché totale imposto dall’emergenza sanitaria: il calo dei consumi in Lombardia, come rileva l’Ufficio Studi di Confcommercio, arriverà nel 2020 a toccare i 16 miliardi di euro, con un crollo percentuale del 47% nel mese di aprile, dato trainato verso il basso da settori come l’accoglienza, la ristorazione e il commercio al dettaglio che hanno praticamente azzerato il proprio fatturato.

Per questo non dobbiamo dimenticare che riaprire non significa ripartire a pieno regime come se niente fosse successo,  o recuperare facilmente quanto è andato perduto. Le imprese devono essere sostenute con interventi a fondo perduto e maggiore certezza normativa.